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lunedì 10 novembre 2014
domenica 6 luglio 2014
L’aifa ordina il ritiro dal mercato 2 farmaci difettosi, un anticoagulante e un anticancro
Farmaco
difettoso bloccato dall’AIFA. Divieto di utilizzo del medicinale NOVASTAN 100
della ditta Mitsubishi Pharma Europe Ltd per la non conformità alle Norme di
Buona Fabbricazione (Anticoagulazione in pazienti adulti con trombocitopenia di
tipo II indotta da eparina, che richiedono una terapia antitrombotica per via
par enterale. La diagnosi deve essere confermata mediante il test HIPAA (test
dell’attivazione delle piastrine indotta da eparina) o da un test equivalente.
Tuttavia, tale prova non deve ritardare l’inizio della terapia.)
NAS
nelle farmacie. I Carabinieri del Nas si sono presentati nei depositi
farmaceutici e nelle farmacie di tutta Italia per verificare l’avvenuto ritiro
dal mercato del medicinale NOVASTAN 100, un medicinale da utilizzare
esclusivamente in ambiente ospedaliero e riservato agli specialisti in
pneumatologia, fisiopatologia respiratoria, medicina del lavoro,
otorinolaringoiatria, pediatria, allergologia. Un comunicato dell’AIFA,
l’Agenzia Italiana per il Farmaco che Giovanni D’Agata, presidente dello
“Sportello dei Diritti” riporta, è eloquente nel precisare che:
”
A seguito della notifica di non conformità alle Norme di Buona Fabbricazione,
che riguarda tra l’altro la mancanza di un livello adeguato di assicurazione di
sterilità, pervenuta dall’agenzia inglese dei medicinali (NIHRA) e conseguente
all’ispezione effettuata presso il sito di produzione del medicinale “NOVASTAN
100 mg/ml concentrato per soluzione per infusione 1 flaconcino in vetro da 2,5
ml”, AIC n. 037482015, della ditta Mitsubishi Pharma Europe Ltd, sita a Londra
(Regno Unito) e distribuito in Italia dalla ditta Orphan Europe Italy, sita in
Segrate (Milano), via B. Cellini, 11 via Orazio, 20/22, ai sensi deIl’art. 142
del D. Lvo n° 219/2006 e per la motivazione sopra evidenziata, si dispone il
divieto di utilizzo di tutti i lotti del medicinale sopra riportato, in attesa
di aggiornamenti da parte dell’autorità inglese. La ditta Orphan Europe Italy
dovrà assicurare l’immediata comunicazione dei divieto di utilizzo, entro 48
ore dalla ricezione della presente a tutti i destinatari dei lotti del suddetto
medicinale. Entro 5 giorni la ditta fornirà al|’AIFA le informazioni su eventuali
altri lotti interessati. Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute é
invitato a verificare l’avvenuta comunicazione dei divieto di utilizzo e in
caso mancato adempimento da parte della ditta interessata procederà al
sequestro del medicinale. In deroga al presente provvedimento e in via del
tutto eccezionale, in attesa della produzione di nuovi Lotti conformi alle
norme di buona fabbricazione, si autorizza l’utilizzo del medicinale NOVASTAN
100 mg/ml concentrato per soluzione per infusione 1 flaconcino in vetro da 2,5
ml,”.
Ritiro
dal commercio del farmaco ARANESP 500 della Amgen SpA. L’Aranesp è un farmaco
molto costoso, commercializzato in fiale con dosaggi che variano dai 25 ai 500
mcg per ml. Negli Stati Uniti una confezione di quattro fiale da 100 mcg costa
circa 1700 dollari. (Trattamento dell’anemia sintomatica associata
all’insufficienza renale cronica (IRC) in adulti e in pazienti pediatrici.
Trattamento dell’anemia sintomatica in pazienti adulti affetti da neoplasie non
mieloidi che ricevono chemioterapia).
I
Carabinieri del Nas si sono presentati nei depositi farmaceutici e nelle
farmacie di tutta Italia per verificare l’avvenuto ritiro dal mercato del
medicinale ARANESP 500, un farmaco che stimola l’eritropoiesi, un processo
fisiologico che porta alla produzione di nuovi globuli rossi (GR). La sua
struttura chimica e le sue funzioni ricalcano da vicino le caratteristiche
tipiche dell’eritropoietina umana, un ormone naturalmente prodotto dal rene che
stimola la produzione di eritrociti (GR) nel midollo spinale. L’Aranesp viene
prodotto dall’Amgen, un’azienda internazionale specializzata nel campo delle
biotecnologie che, con il patrocinio di Lance Armstrong, organizza ogni anno il
giro della California, importante tappa nel circuito ciclistico
professionistico. L’Aranesp è un farmaco approvato dalla FDA per il trattamento
dell’anemia ed in particolare per quelle forme anemiche causate da
insufficienza renale cronica o cicli chemioterapici. Il principio attivo che
contiene in soluzione iniettabile è chiamato darbepoetina alfa. Rispetto al
vecchio Epogen l’Aranesp possiede una durata d’azione tre volte superiore.
Grazie a questo nuovo farmaco i pazienti richiedono un numero inferiore di
somministrazioni, passando dalle tre ad un unica iniezione settimanale. L’Aranesp
è un farmaco molto popolare negli sport di resistenza come la corsa di durata
ed il ciclismo. In queste discipline la massima capacità di trasporto
dell’ossigeno assume infatti un’enorme importanza ai fini della prestazione
atletica. Un test delle urine può comunque smascherare gli atleti che ne fanno
uso. Un comunicato dell’AIFA, l’Agenzia Italiana per il Farmaco è eloquente nel
precisare che:
“A
seguito della comunicazione della ditta concernente presenza di particelle
estranee in confezioni del medicinale “ARANESP 500 mcg siringa pre-riempita”, lotto
n. 10468913 scad. 05/2015, AlC n. 035691777/E della ditta Amgen SpA, sita in
Milano, via E. Tazzoli, 6, ai sensi deI|’art. 70 del D. L.vo 219/2006 e per la
motivazione sopra evidenziata, comunicasi il ritiro del lotto del medicinale
sopra riportato. Resta inteso che, nelle more del ritiro, il lotto sopra
riportato non potrà essere utilizzato. La ditta Amgen SpA dovrà assicurare
l’avvenuto ritiro entro 48 ore dalla ricezione della presente comunicazione. Il
Comando Carabinieri per ia Tutela della Salute è invitato a verificare
l’avvenuto ritiro e, in caso di mancato adempimento da parte della ditta
interessata, procederà al sequestro del lotto del medicinale”.
In
virtù di tale comunicazione, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei
Diritti”, invita i pazienti a non utilizzare il dispositivo in questione
riferito ai lotti di cui al comunicato istituzionale.
Fonte: Aletheia
sabato 5 luglio 2014
LA SINDROME DA FATICA CRONICA. Ecco come capire di esserne affetti e come curarla.
A tutti capitano dei periodi di stanchezza,
solitamente transitoria, spesso dovuti a stress o a periodi di lavoro
particolarmente intensi. Si tratta di un tipo di stanchezza che migliora con il
riposo o con l’allontanamento dalle preoccupazioni. Può invece capitare che la
stanchezza diventi cronica e cioè si soffre della sindrome da fatica
cronica, il cui acronimo è SFC. Si tratta di una vera e
propria patologia subdola, difficile da accertare e, per taluni versi,
ancora poco conosciuta.
La sindrome da fatica cronica si manifesta con forti
cefalee, debolezza ed incapacità di svolgere attività fisiche e mentali; non
di rado, il paziente manifesta una tendenza alla depressione. I suoi
sintomi sono poco precisi ed appartengono anche a patologie differenti, compresi
i problemi psicologici.
Perché si possa parlare di SFC il malessere deve
perdurare da almeno sei mesi e deve essere presente uno stato di astenia e
di prostrazione che impedisce le attività che, fino a poco tempo prima,
erano considerate nella norma. Fra i sintomi rientrano anche il mal
di gola, l’ingrossamento dei linfonodi, l’insonnia ed incapacità di
riprendersi dalla fatica. Molti pazienti non riescono a concentrarsi,
presentano difficoltà mnemoniche, disorientamento e poca
concentrazione; inoltre, il sonno non è mai sufficiente e può essere poco
sereno ed agitato. Dopo aver compiuto un’attività impegnativa, il soggetto non
riesce a recuperare le energie e manifesta uno stato di spossatezza
acuta.
Il quadro cinico della sindrome da fatica cronica è
molto complesso e variabile, esso può comprendere stati di ansia, stress o dolori
anche di tipo muscolari, spesso piuttosto intensi; in alcuni casi si
regista un’importante perdita di peso, febbre ed intolleranze
alimentari.
La sindrome da fatica cronica, in genere, riguarda in
numero maggiore le donne anche se gli individui di sesso maschile non
ne sono del tutto esenti.
Le cause di questa patologie sono molteplici e comprendono infezioni,
reazioni autoimmuni ma anche momenti di grande fatica e stress. Se
non adeguatamente affrontata o se trascurata può arrecare altri disturbi, in
particolare di natura psicologica: depressione, frustrazione ed
irritabilità. Chi soffre di questa patologia, nei casi più gravi, è quasi
completamente impossibilitato nel svolgere le attività quotidiane ed ha bisogno
di un sostegno costante.
Il modificarsi delle proprie capacità cognitive e fisiche
pone il paziente davanti a numerosi problemi, non ultimo la difficoltà nel
svolgere un lavoro o nell’occuparsi della propria famiglia.
La sindrome da fatica cronica si evolve in maniera
differente, in base al soggetto preso in esame; è possibile che diventi
causa dell’impossibilità di svolgere le azioni anche più semplici come per
esempio camminare. La SFC, non di rado, può regredire per poi ripresentarsi a
distanza di tempo, senza alcun preavviso.
In base ai sintomi e alla gravità del quadro clinico,
viene proposta una cura personalizzata che sia in grado di alleviare il
dolore favorendo la ripresa del proprio stile di vita. Quando la patologia
è meno importante, lo specialista potrebbe suggerire delle modifiche alle
abitudini quotidiane, in favore di un’esistenza meno caotica ed
impegnativa. Il medico valuterà se sia necessari, o meno, dei farmaci che
risolvano il problema dell’insonnia e della depressione.
E’ bene che il paziente impari a riconoscere i
propri limiti, a svolgere una vita meno stressante e frenetica, concedendosi
dei momenti di riposo assoluto. Per contrastare alcuni sintomi della fatica
cronica, potrebbe essere utile dedicarsi ad attività che riequilibrino il
rapporto fra corpo e mente, come il pilates e lo yoga.IL BASILICO utile per distruggere la cellulite. Ecco come usarlo
Non tutti sanno che il basilico è ricco di proprietà benefiche,
oltre che ad essere indispensabile in cucina, facilita l’eliminazione dei
liquidi in eccesso, contrasta le infiammazioni, il meteorismo e le digestioni
lente. Il suo potere drenante la rende particolarmente adatto alla lotta
alla cellulite, una delle malattie maggiormente diffuse che, specialmente nelle
donne si manifesta nei glutei, cosce e ventre.
Per distruggere la cellulite è possibile avvalersi del basilico, impiegandolo sia sotto forma di olio essenziale che di tisana.
Per distruggere la cellulite è possibile avvalersi del basilico, impiegandolo sia sotto forma di olio essenziale che di tisana.
La tisana di basilico si prepara miscelando
qualche foglia di basilico, di alloro e di menta; mettiamo a
bollire l’acqua e, dopo aver raggiunto l’ebollizione, spegniamo ed aggiungiamo
le erbe. L’infuso deve riposare per circa 10 minuti. Infine può essere
bevuto con, o senza, l’aggiunta di zucchero; la tisana deve essere consumata
fredda dalle due alla tre volte al giorno. Questa è una bevanda che
contrasta la ritenzione idrica, aiuta a smaltire i liquidi, migliorando
l’aspetto della cute.
Per completare il percorso contro la pelle a buccia
d’arancia, bisogna effettuare, ogni giorno, dei massaggi che partendo
dal basso risalgano verso l’alto. Questi devono essere eseguiti con dell’olio
al basilico costantemente e lentamente, in modo che il prodotto abbia il tempo di
essere assorbito.
Oltre ai massaggi e alle tisane, il problema della
cellulite deve essere affrontato su più fronti, quindi è necessario seguire uno stile
di vita attivo e mangiare sano. Bisogna per questo ridurre l’impiego
di sale e dei prodotti che lo contengono, come per esempio quelli precotti ed
il dado, scegliendo frutta e verdura di stagione. L’idratazione svolge un ruolo
di primo piano, così come il movimento che deve essere giornaliero e mirato.
sabato 29 marzo 2014
IL MAGNESIO: aiuta a curare quasi tutto, pochi lo sanno, perché?
E’ lo scarto del sale, ma è indispensabile per l’attività
di oltre 300 enzimi e svolge un ruolo fondamentale praticamente su quasi tutti
gli apparati del corpo umano.
Non a caso, da chi ne conosce le potenzialità, è
considerato la panacea di molti mali. E’ facilmente assimilabile ed economico.
Ma soprattutto funziona.
E’ l’unico fra i Sali di magnesio ad aver dimostrato la
sua efficacia nella terapia delle malattie infettive, grazie all’effetto
stimolante sui globuli bianchi e in generale su tutto il sistema immunitario.
Il Cloruro di Magnesio aiuta a curare “epilessie,
distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica,
broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni
dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari,
artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi,
depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio,
orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera
(lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo e le
altre malattie dell’infanzia”.
Come ogni scoperta, anche questa parte da un evento
pressoché fortuito: nel 1915 il professor Pierre Delbet, utilizzando una
soluzione di cloruro di magnesio per il lavaggio delle ferite, si rese conto di
come questa non solo non danneggiasse i tessuti, cosa che – invece – accadeva
con gli altri antisettici, ma addirittura facilitasse la guarigione della
ferita stessa.
Delbet scoprì inoltre come l’uso del cloruro di magnesio
scongiurasse pericolose complicazioni, quali le sovra infezioni batteriche
frequenti all’epoca, grazie all’azione di stimolo sull’attività dei globuli
bianchi.
Il successivo e importantissimo passo fu scoprire che
l’azione di stimolo non era limitata ai globuli bianchi, bensì agisse su tutte
le cellule dell’organismo, allargando lo spettro oltre i meccanismi di difesa.
La sperimentazione proseguì somministrando la soluzione
anche per via orale, riscontrando – nella maggior parte dei pazienti – il
manifestarsi di una sensazione di benessere generale, energia, una maggiore
resistenza alla fatica e una maggior stabilità emotiva.
All’epoca, le molte persone che cominciarono ad assumere
la soluzione di cloruro di magnesio in qualità di “tonico”, con conseguenze
inaspettate sull’organismo, informarono prontamente il professore.
In poco tempo, grazie alle testimonianze dei pazienti,
Delbet si ritrovò tra le mani gli effetti della sua “scoperta”. Il cloruro di
magnesio aveva fatto scomparire completamente disturbi dell’apparato digerente
come coliti, colecistiti e angiocoliti, aveva migliorato in modo esponenziale
affezioni del sistema nervoso quali il tremore senile, il morbo di Parkinson, i
crampi muscolari. Ancora, effetti sorprendenti erano stati riscontrati nella
cura della pelle: acne giovanile, eczema, psoriasi, verruche, geloni, prurito.
Infine, Delbet fu in grado di dimostrare come il cloruro di magnesio potesse
migliorare lo stato di unghie e capelli, di diverse patologie legate allo stato
allergico come il raffreddore da fieno, l’orticaria, i pruriti di vario genere
fino ad arrivare alle emorroidi e all’edema di Quincke. La sua sperimentazione
si allargò a tal punto da testare il cloruro di magnesio localmente, sotto
forma di pomata: l’effetto non raggiunse il 100% voluto, ma l’applicazione
permise di far in scurire buona parte di capelli e barbe sbiancate da anni, o
di scolorire le macchie cutanee della “vecchiaia”.
Nelle sue ricerche, Pierre Delbet fu coadiuvato dal Dottor
Neveu, ma i benefici del Cloruro di Magnesio hanno interessato parecchi medici
e ricercatori, tra cui l’italiano Raul Vergini.
Se gli alchimisti assegnavano la denominazione di Panacea
Universale al chermes, minerale ritenuto capace, oltre che di guarire ogni
male, anche di prolungare indefinitamente la vita, a questo punto anche il
Cloruro di Magnesio potrebbe arrogarsi, senza tema di smentita, lo stesso
titolo.
La cosa incredibile è come la carenza di Magnesio sia
sempre stata ignorata dai medici come possibile causa di almeno una buona parte
dei disturbi che affliggono l’essere umano.
Il Magnesio è un elemento essenziale presente in tutti gli
organismi, indispensabile per lo svolgimento di numerose reazioni enzimatiche.
L’organismo umano ne contiene circa 25 grammi, localizzati per lo più nelle
ossa, nei muscoli, nel cervello e in altri organi come fegato, reni e
testicoli.
Il Magnesio ha la capacità di produrre l’equilibrio
minerale necessario agli organi per l’espletamento delle loro funzioni, come
per esempio i reni, alimenta l’acido urico nelle artrosi, ha potere
decalcificante fino alle più sottili membrane nelle articolazioni, nelle
sclerosi e nelle sclerosi calcificate, quindi è un valido aiuto per prevenire
gli infarti poiché purifica il sangue. Rinvigorisce anche il cervello: diversi
studi attestano la sua validità nel mantenerne la gioventù, fino alla
vecchiaia.
Malgrado tutto ciò, Il Magnesio è – tra tutti gli elementi
– il meno somministrato.
La sua importanza è stata, e ancora oggi continua a essere
dai più, sottovalutata.
Se è stato dimostrato come, con l’uso del Magnesio,
aumenti anche la conta dei globuli bianchi perché questo effetto, che porta il
nome di citofilassi, continua a essere ufficialmente trascurato? Come dire che
per l’essere umano non sia importante avere la possibilità di aumentare il
proprio tono immunitario.
Secondo Padre Beno J. Schorr, professore di fisica,
chimica e biologia al Collegio di Santa Caterina “Il Magnesio elimina il calcio
dai punti indebiti e lo fissa solidamente alle ossa. Dopo i 40 anni l’organismo
assorbe sempre meno magnesio, producendo vecchiaia e dolori perciò deve essere
preso secondo l’età. Dai 40 ai 55 anni: mezza dose (una dose = una tazzina da
caffè). Dai 55 anni ai 70: una dose al mattino. Dai 70 ai 100 anni: una dose al
mattino ed una alla sera”. (1985)
E’ del 1932 la ricerca di Schrunipf-Pierron: la dieta
abituale delle popolazioni rurali dell’Egitto forniva quasi due grammi di
Magnesio al giorno. Risultato? Tra i contadini egiziani l’incidenza del cancro
era 10 volte inferiore a quella delle popolazioni di Europa e USA, mentre
quella del cancro allo stomaco addirittura 50 volte minore. Non a caso, anche
Delbet orientò la sua ricerca anche in quest’ambito.
Nel quotidiano, Schrunipf-Pierron osservò come i contadini
egiziani non soffrissero di raffreddori, influenze, polmoniti e pleuriti. Le
loro donne partorivano con estrema facilità, mentre gli anziani conservavano
un’ “andatura elegante e armoniosa anche in età molto avanzata”.
Sia chiaro, il Cloruro di Magnesio non è una medicina,
bensì un alimento che non ha controindicazioni ma soprattutto è compatibile con
qualsiasi cura farmacologica in corso. Ha comunque una peculiarità non
indifferente: prenderne una dose per un dolore soltanto fa sì che eventuali
altri dolori guariscano comunque, perché il sale mette in ordine tutto il
corpo.
Dove trovare Il Magnesio? Presto detto: nei cereali
integrali, la soia, i fagioli, i vegetali in genere (se coltivati con metodo
biologico), i frutti di mare, cioccolata e cacao. Essendo un prodotto di scarto
del sale, va da sé che anche il sale marino sia ricco di Magnesio. Peccato però
che l’impiego di concimazioni minerali e il raffinamento dei cibi portino alla
quasi totale perdita di magnesio. La stessa cottura può portare a un
impoverimento dello stesso fino al 70%.
Come scoprire se si è carenti di Magnesio? Molto spesso i
sintomi passano per ansia, ipereccitabilità muscolare, cefalea, vertigini, insonnia,
asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva, disturbi del ciclo
mestruale.
Dire che si sarà immuni da tutte le malattie è
impossibile, ma sapere che c’è la possibilità di attenuare i dolori e il
decadimento del corpo, è già una ragione importante per cominciare ad
assumerlo. Anche perché il corpo, nella sua grande intelligenza fisiologica,
elimina l’eventuale eccesso da solo. Al massimo, pulirete l’intestino. Che male
non fa.Fonte: CURIOSITY
sabato 20 luglio 2013
I 10 RIMEDI NATURALI PER ELIMINARE IL CATTIVO ODORE DAI PIEDI.
Sapete cosa è la
bromidrosi plantare? Non è una malattia ma il nome scientifico della più comune
“puzza di piedi”, un problema molto fastidioso che interessa tra il 10 e il 20%
della popolazione italiana, soprattutto quella maschile. E in estate si aggrava,
in quanto la sudorazione aumenta per il caldo e i nostri piedi necessiterebbero
di una pulizia ancora maggiore. Si tratta di un fenomeno molto spesso
determinato da una cattiva traspirazione delle scarpe e dalla presenza di funghi
e batteri. In entrambe le circostanze si crea un danneggiamento della pelle,
con decomposizione della cheratina e formazione di ione sulfidrilico (zolfo),
causa del cattivo odore. Igiene a parte, vediamo allora qualche rimedio
naturale che possa limitare questa problematica:
VODKA
Serve per deodorare e rinfrescare. Prendiamo un panno imbevuto di vodka e strofiniamolo sui piedi. Sarà molto efficace sia per l'odore che per i batteri, funzionando (grazie all'alcol) da disinfettante e da antisettico.
Serve per deodorare e rinfrescare. Prendiamo un panno imbevuto di vodka e strofiniamolo sui piedi. Sarà molto efficace sia per l'odore che per i batteri, funzionando (grazie all'alcol) da disinfettante e da antisettico.
ACETO
Lo si può mettere insieme all'acqua in un pediluvio, sia di vino che di mele, per avere un effetto deodorante, ma ricordiamo che contrasta anche funghi e micosi. Versare due parti d'acqua e una d'aceto, dopodichè rimanere con i piedi a mollo per una ventina di minuti.
Lo si può mettere insieme all'acqua in un pediluvio, sia di vino che di mele, per avere un effetto deodorante, ma ricordiamo che contrasta anche funghi e micosi. Versare due parti d'acqua e una d'aceto, dopodichè rimanere con i piedi a mollo per una ventina di minuti.
TE' NERO
Il pediluvio lo possiamo fare anche con il tè nero: basta metterne una tazza in una bacinella d'acqua. I tannini presenti nella bevanda agiranno contro l'odore, contrastando anche la sudorazione eccessiva.
Il pediluvio lo possiamo fare anche con il tè nero: basta metterne una tazza in una bacinella d'acqua. I tannini presenti nella bevanda agiranno contro l'odore, contrastando anche la sudorazione eccessiva.
BICARBONATO DI SODIO
Un'azione efficace la svolge anche il bicarbonato di sodio: versarne un paio di cucchiaini in una bacinella di acqua calda e addio ai cattivi odori. Ma il bicarbonato può essere utilizzato anche per profumare le scarpe e le scarpiere, mettendolo in piccoli sacchetti o contenitori.
Un'azione efficace la svolge anche il bicarbonato di sodio: versarne un paio di cucchiaini in una bacinella di acqua calda e addio ai cattivi odori. Ma il bicarbonato può essere utilizzato anche per profumare le scarpe e le scarpiere, mettendolo in piccoli sacchetti o contenitori.
SALVIA
Questa pianta aromatica ha un forte potere deodorante. Prepariamo un decotto di foglie fresche di salvia, portando a abolizione mezzo litro d'acqua. Lasciamo raffreddare per un quarto d'ora, filtriamo e aggiungiamo il decotto nel pediluvio.
Questa pianta aromatica ha un forte potere deodorante. Prepariamo un decotto di foglie fresche di salvia, portando a abolizione mezzo litro d'acqua. Lasciamo raffreddare per un quarto d'ora, filtriamo e aggiungiamo il decotto nel pediluvio.
AMIDO DI MAIS
L'amido di mais può essere usato per preparare in casa un deodorante in polvere per i piedi, da applicare come borotalco, ma che può anche essere utile per eliminare i cattivi odori dalle suole e dall'interno delle scarpe, oltre che per assorbire il sudore. Per avere un effetto profumato, mischiare un po' di amido di mais con olio essenziale di lavanda o di eucalipto.
L'amido di mais può essere usato per preparare in casa un deodorante in polvere per i piedi, da applicare come borotalco, ma che può anche essere utile per eliminare i cattivi odori dalle suole e dall'interno delle scarpe, oltre che per assorbire il sudore. Per avere un effetto profumato, mischiare un po' di amido di mais con olio essenziale di lavanda o di eucalipto.
PREZZEMOLO
Anche il prezzemolo è un deodorante naturale: un pediluvio con l'aggiunta di un decotto di prezzemolo lascerà i piedi profumati. Come? Basta far bollire una manciata di foglie di prezzemolo fresco in mezzo litro d'acqua, lasciar riposare per 15 minuti e versare il decotto freddo nel catino per il pediluvio insieme all'acqua.
Anche il prezzemolo è un deodorante naturale: un pediluvio con l'aggiunta di un decotto di prezzemolo lascerà i piedi profumati. Come? Basta far bollire una manciata di foglie di prezzemolo fresco in mezzo litro d'acqua, lasciar riposare per 15 minuti e versare il decotto freddo nel catino per il pediluvio insieme all'acqua.
SALE
Mettere del sale da cucina, preferibilmente grosso, in un catino di acqua calda: ora lasciate i piedi in immersione per una decina di minuti. E non dimentichiamo che anche la circolazione ne trarrà giovamento...
Mettere del sale da cucina, preferibilmente grosso, in un catino di acqua calda: ora lasciate i piedi in immersione per una decina di minuti. E non dimentichiamo che anche la circolazione ne trarrà giovamento...
LIMONE
Ottimo deodorante, elimina i cattivi odori dalle mani quando sono venute a contatto con cibi dall'aroma sostenuto. Per combattere il problema dei piedi maleodoranti, basterà strofinarli con alcune gocce di succo di limone o con la parte interna della buccia di un limone spremuto.
Ottimo deodorante, elimina i cattivi odori dalle mani quando sono venute a contatto con cibi dall'aroma sostenuto. Per combattere il problema dei piedi maleodoranti, basterà strofinarli con alcune gocce di succo di limone o con la parte interna della buccia di un limone spremuto.
ZENZERO
Prepariamo un decotto facendo cuocere alcune fettine di zenzero in acqua bollente per 15-20 minuti. Una volta raffreddato, filtriamo e versiamo nell'acqua del pediluvio. Al contempo, ogni sera utilizziamo una piccola quantità di decotto puro per strofinare i piedi.
Prepariamo un decotto facendo cuocere alcune fettine di zenzero in acqua bollente per 15-20 minuti. Una volta raffreddato, filtriamo e versiamo nell'acqua del pediluvio. Al contempo, ogni sera utilizziamo una piccola quantità di decotto puro per strofinare i piedi.
mercoledì 17 luglio 2013
ECCO COME FARE L’ AUTOESAME DEL SENO
L’ autoesame del seno, ovvero l’ autopalpazione
della mammella, oltre ad essere indolore, rapido e non invasivo, è una buona
abitudine che tutte le donne in età fertile dovrebbero avere al fine di una
migliore prevenzione delle patologie al seno.
Ma quali sono le istruzioni corrette
per eseguire l’ esame ?
L’ autopalpazione delle mammelle
andrebbe effettuata almeno una volta al mese da tutte le donne in età fertile
dopo il ciclo mestruale, mentre da quelle in menopausa sempre una volta al
mese, ma nello stesso giorno di ogni mese. L’ esame complessivo ha una durata
di circa 20 minuti e va effettuato servendosi dei polpastrelli di tre dita
della mano, in genere indice, medio e anulare. Per procedere bisogna immaginare
di dividere ogni mammella in quattro quadranti, ognuno dei quali deve essere
esplorato a fondo, fino a raggiungere l’ ascella.
Il test va effettuato in parte in
posizione supina, cioè sdraiata, in parte in piedi. Nella posizione sdraiata,
usando il braccio contrario rispetto al seno che si vuole esplorare, bisogna
premere le dita della mano su ogni quadrante del seno ruotando
contemporaneamente il polso, alla ricerca di possibili irregolarità, come
noduli, addensamenti o zone di tessuto più duro nella mammella. Nella posizione
in piedi, invece, è necessario ripetere il test in 3 posizioni: con le braccia
tese in alto, poi in basso e infine poggiate sui fianchi.
L’ auto esame del seno in posizione
eretta si può, ad esempio, effettuare davanti allo specchio, controllando che
non vi siano alterazioni nel colore, nella superficie della pelle, nel profilo
del seno, e poi, usando sempre il braccio opposto al seno che si vuole
controllare, procedere all’ esame come indicato fin sotto il cavo ascellare.
Infine, è, necessario osservare e tastare anche i capezzoli per rilevare anche
qui l’ eventuale presenza di alterazioni, rientranze, come nel fenomeno del
capezzolo invertito, o secrezioni anomale.
La mammella è infatti costituita da
una percentuale di tessuto adiposo, da una parte di fasci muscolari, detti
pettorali, dai dotti galattofori, dalle ghiandole mammarie e dai linfonodi del
sistema linfatico.
Da un punto di vista strettamente
statistico, in Italia si registrano circa in genere 47 mila nuove diagnosi di
tumore al seno ogni anno, ovvero all’ incirca una diagnosi ogni 15 minuti. Nel
nostro paese, dunque, il cancro al seno è una patologia che colpisce almeno una
donna su 9 nel corso della vita. La diagnosi precoce attraverso le diverse
possibilità di screening è dunque la prima difesa che oggi le donne hanno per
difendersi da questa patologia, insieme ad una alimentazione sana e allo
svolgimento di esercizio fisico.
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